Marcello Cominetti
L’alpinismo per me è sempre stata voglia di vivere, anche quando, per puro spirito di ribellione, ho iniziato a frequentare un gruppo di “figli dei fiori” più grandi di me che scalavano le montagne.
Vivevo a Genova negli anni ’70, e allora l’arrampicata sportiva come la vediamo oggi, doveva ancora nascere e alla base delle pareti si viveva uno spirito di avventura, di condivisione che spesso ci portava a vivere con piacere la natura nella sua dimensione anche selvatica.
Essere alpinisti per me significa vivere in un certo modo e vedere nelle montagne un eterno ritorno alle origini, lasciando a valle tutte le cose inutili che la nostra società ci fa credere siano indispensabili.
Mi è piaciuto così tanto l’alpinismo, da diventare Guida di montagna e credere di poterci vivere. Ed è stato così. In montagna privilegio le emozioni e il rispetto dei limiti, che non combatto o cerco di vincere per forza.
Ho scelto la montagna anche per viverci, tra le Dolomiti, e da lì viaggio, in Patagonia e Himalaya tra gli altri posti. Sono curioso e conoscere popoli, valli e culture mi ha sempre fatto bene.
Negli anni ’80 ho aperto diverse vie nelle Dolomiti e in Sardegna. Nel 1992 ho accompagnato, prima guida al mondo, un cliente sul Fitz Roy. Ho fatto la guida su vari 6000 dell’Himalaya e sull’Ama Dablam. Ho guidato diverse spedizioni sulle Ande e nello Hielo Patagonico Sur. Collaboro con diverse ditte nel campo dell’outdoor offrendo in cambio: esperienza, quella che si fa solo col tempo e la fortuna.